domenica 20 luglio 2008

Una serata d'ordinaria follia...

Tutto cominciò con una domanda innocente: "Che cazzo facciamo stasera?"
Qualcuno rispose: "Ho sentito che i guaglioni suonano al New Dream"
Tutti: "Wa, andiamo."
E questo è il prologo di una serata che lascia interrogativi aperti nelle nostre vite più di un finto trailer creato a strafottere da Rodriguez e Tarantino. E così ci recammo all'ameno luogo.
Arriviamo in tempo per i Deus, che ascoltiamo piacevolmente tra un rhum ed un altro cercando di resistere alle torride vampate della sovrappopolazione in Cina. Ma fin qui, tutto regolare.
Dopo il secondo rhum, Simone comincia a delirare. Cerca tarantelle per il locale e cita Boris più di quanto il buon senso possa imporre. E il suo delirio coinvolge due povere donzelle (ok, saranno state goth e minorenni quanto basta, ma sono state coinvolte) che divertite danno corda a lui ed a me, trovato per caso in mezzo alla questione. Ma questo è sempre normale.
Caso volle che una delle due fosse sorella al cantante di uno dei gruppi della serata, che - come se non fossero abbastanza i suoi 90 e passa chili di muscoli - aveva anche il bassista che probabilmente aveva vinto un premio di consolazione in un concorso di culturismo aggravato. Ma va be', può capitare.
Dopo diversi qui pro quo e plurime espressioni oblique dai sovraccitati bestioni, ci troviamo nel parcheggio a cantare Free Bird e poi il singolo per cui Franco Zurzolo ha fatto i miliardi (o almeno ha pagato la mensa dei poveri per un paio di settimane), la mitica "O' Fumm". Certo, non proprio cosa ordinaria, ma comunque non eclatante.
Siamo al settimo rhum, la gente comincia a collassare, io resto a pogare sotto la cover band degli Iron Maiden assieme a Riccardino, un uomo un rullo-compressore. Esco da lì con occhi lucidi (stile *_*) dopo che la mia dea mi rivolge la parola, e raggiungo i ragazzi che finiscono di collassare (nonostante tutto Paco resiste... sì, è più acido e tende a menare più mazzate tirando in ballo argomenti proibiti, ma in generale resiste). In lontananza una delle compagne di bevuta collassa chiamando a gran voce il suo ex. Be' - penso - è normale, ci siamo passati tutti.
Poi è l'ora dei saluti, perché i meno propensi al bere ci stanno rimanendo secchi. In fretta salutiamo e saliamo in macchina. Alla fine restiamo io e Claudio, che, come consuetudine, finiamo la serata a mangiare un calzone fritto da Corbelli. Poi tutti a casa (stranamente vivi... lo stranamente era perché io guidavo O.o) con il portafogli alleggerito e i neuroni all'Oktober Fest di luglio. E va be', mica è una novità...
Alla fine l'unica nota fuori l'ordinario di stasera è stata:
MA QUELLE CAZZO DI SPILLE CHE HO COMPRATO, DOVE CAZZO LE SONO ANDATO A PERDERE, PERDIO??!!!

domenica 13 luglio 2008

Once upon a time...

C'era una volta un ragazzo. Non era niente di che, nella norma insomma... era simpatico, sì, gli piaceva divertirsi. Quando ce n'era bisogno sapeva prendere in mano la situazione ed evitare il peggio. Ma per il resto, era una persona come tutte le altre, una di quelle che non noti subito e che hai bisogno di tempo per apprezzare (o amare). Ma un bel giorno il ragazzo si innamorò - e la sua intelligenza aumentò di una cinquantina di punti calcolati su scala Q.I.. E vide il mondo sotto un'ottica differente. Ed era talmente preso a pensare alla sua amata che non si accorse che c'erano molte persone che aveva affascinato con i suoi nuovi modi di comportarsi e di vedere il mondo. E capitò che se ne accorgesse. E, visto che era di indole buona, cominciò - anche se spesso in imbarazzo - a cercare di soddisfare tutti. Ma questo fu il suo errore. Perché a questo mondo ci sono oppressi ed oppressori, ed è inutile cercare di far stare bene tutti. Qualcuno dovrà rimetterci. Ed il caro ragazzo, da inesperto qual era, ci rimise. Ed anche parecchio. Non solo perse tutto il fascino che aveva guadagnato facendosi venire dubbi su ogni cosa che faceva, ma addirittura questi pensieri gli fecero trascurare chi amava. Ed anche se un bel giorno ottenne ciò che più desiderava, questi pensieri lo segnarono a vita. E perse ciò a cui più teneva. Ed additò tutto quello a cui aveva pensato a cagione di averla persa. Ma non incolpò mai se stesso, finché non fu troppo tardi.
E solo allora si rese conto che il suo problema era lui. Era il modo in cui aveva smesso di guardarla sognante, era il modo in cui aveva smesso di ascoltarla, era il modo in cui aveva fatto finta di smetterla di amarla. E che aveva creduto che non l'amava più. Finché non capì che amarla era ciò per cui era stato messo al mondo. E capì di aver sbagliato tutto.
Capì che i suoi pensieri erano più che validi, non in senso oggettivo, ma perché erano suoi, la sua visione della realtà. E capì che in fin dei conti lui era uno dei buoni.
E capì che l'avrebbe amata, per sempre.